Sulla Riforma delle Facoltà di Studi Umanistici

È aberrante la riforma delle Facoltà di Studi Umanistici oggi approvata. Nuovamente vi sarà una riduzione degli appelli d’esame: da 10 diverranno 6. Siamo ormai giunti all’attuazione piena dell’aziendalizzazione dell’Università, che impone ritmi sempre più alienanti e standardizzati, che impone ritmi sempre più alienanti e standardizzati, che irreggimenta l’intera vita dello studente subordinandolo alle logiche del profitto e della rapidità, dell’efficienza e di un non meglio precisato ‘merito’.

Moduli prefissati e definiti hanno sostituito i programmi di ricerca; i crediti (CFU) e la valutazione dubbiosamente oggettiva la formazione e la crescita intellettuale. La libertà critica e lo spessore conoscitivo dei saperi umanistici sono ormai stati soffocati da una pseudo-razionalità efficientista propria del paradigma neo-liberista oggi imperante.

Come per le Facoltà di Scienze Politiche, sarà abolita la discussione di Tesi Triennale (Elaborato Finale) e non sarà più possibile Laurearsi in Febbraio. Sarà così svuotato di significato il momento culminante della personale ricerca condotta dalla studente.

Figure quali gli studenti-lavoratori spariranno: oltre alle tasse sempre più ingenti, la nuova configurazione dei ritmi universitari non offrirà a tutti l’eguale opportunità di affrontare gli studi universitari. Un’Università escludente e classista, creata su misura di criteri ideologici, non di certo dei bisogni della società e a favore della diffusione e crescita della cultura umanistica. Non sono questi che effetti di un lungo processo di devastazione dell’Università pubblica e svilimento delle Facoltà Umanistiche.
Assai deboli e inconsistenti sono stati i tentativi di opposizione all’approvazione di questa contro-riforma. Gli studenti sempre più insofferenti della loro condizione si sono illusoriamente rivolti a coloro che  opportunisticamente promettevano battaglie propulsive all’insegna della difesa se non del rilancio dei loro diritti all’interno degli organi accademici: in realtà gli studenti sono stati ingannati e traditi subitamente dagli imbarazzanti compromessi di chi ha ceduto senza resistenze su ogni punto, accettando di subordinarsi totalmente alle moderate logiche imposte dagli organi accademici.

Le potenzialità del conflitto e le concrete possibilità di dare avvio ad ampie mobilitazioni collettive sono state ancora una volta represse da chi si giova dell’illusorio meccanismo della delega e della rappresentanza, il cui solo reale effetto è la totale passivizzazionede responsabilizzazione dei soggetti potenzialmente conflittuali, favorendo il consolidamento di apparati di potere.

Anche in vicende apparentemente tanto specifiche ed isolate è possibile cogliere dinamiche ben più globali e profonde: la responsabilità di resistere quotidianamente ai costanti attacchi all’Università pubblica e aprire nuovi fronti di lotta è oggi sempre più urgente. Soltanto un nuovo movimento studentesco universitario potrà dar corpo ad un soggetto rivendicativo capace di piegare con la vera lotta le tendenze attuali del sistema.

Gli organi accademici, oggi totalmente svuotati della loro funzione e privi di un qualsivoglia carattere vagamente democratico e di reale rappresentanza, non possono affatto offrire alcuna garanzia ai diritti di noi studenti.

Tutt’altro: con la scientifica esclusione della partecipazione studentesca, con i meccanismi delle elezioni-farsa e il controllo politico esercitato dai gruppi organici al sistema di potere ed eterodiretti dai partiti oligarchici non potrà mai essere invertito il processo di devastazione in corso. Non dando passivamente un voto a chi ci tradisce e ci strumentalizza potremo dare voce ai nostri bisogni e riconquistare i diritti che ci hanno sottratto, ma unendoci continuativamente ad un ampio movimento di lotta e di protesta potremo essere ascoltati e diventare un soggetto protagonista della vicende politiche universitarie.

Boicottiamo i cartelli elettorali e i gruppi che difendono il sistema, scendiamo nelle piazze e riconquistiamoci l’Università!

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